Monitorare la scienza aperta in Italia: l'iniziativa, dal basso, dell'apposito gruppo di lavoro

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e voglio informazioni su Open Science

L'Italia dal 2022 ha un Piano Nazionale per la Scienza Aperta ma ad oggi nessun dato di monitoraggio è stato ufficialmente pubblicato. In mancanza di iniziative coordinate centralmente, è stata avviata una attività spontanea e dal basso da parte di alcune università e centri di ricerca con l'intento di definire un protocollo comune per rilevare dati sull'implementazione della scienza aperta. Da questa iniziativa è stato messo a punto uno schema pensato per essere sostenibile per le istituzioni ed estendibile a chiunque sia interessato

La Francia (il Ministero per la ricerca) ha prodotto il suo primo Piano nazionale sulla scienza aperta nel 2018. In contemporanea ha lanciato l’Open science monitor, cioè uno strumento per il monitoraggio delle politiche sulla scienza aperta. La scelta del governo francese è stata molto responsabile, perché una volta promossa una politica importante per il Paese ha voluto verificarne gli effetti con l’idea poi di confermarla o di apportare dei correttivi. Fra il 2019 e il 2020 si avviava la prima implementazione locale del monitoraggio poi estesa ad altre istituzioni, in modo che a partire da un set di indicatori comuni si potessero riprodurre localmente le stesse analisi fatto a livello di sistema nazionale.

Se all’inizio venivano considerate solo le pubblicazioni, con il passare del tempo il numero degli indicatori si amplia (vengono introdotte analisi sui dataset, sulle tesi di dottorato, sul software). A seguito del monitoraggio e delle riflessioni sui dati raccolti viene prodotto nel 2022 un secondo Piano nazionale sulla scienza aperta, che ovviamente continua ad essere monitorato.

Si cita qui l’esempio della Francia perché le azioni messe in atto riprendono il noto schema PDCA (plan do check act) che è ben noto anche nel nostro Paese (ad esempio nel sistema AVA), ma non nell’ambito delle politiche per la Scienza aperta.

In Italia nel 2022 esce il Piano nazionale sulla scienza aperta. Il Piano, pubblicato un po’ in ritardo rispetto a quanto avvenuto negli altri Paesi europei, parla di monitoraggio, ma principalmente legato all’open access.

A un anno e mezzo di distanza è difficile dire quali dati il Ministero abbia raccolto, perché per ora nulla è stato pubblicato.

Nel corso del 2023 è stato istituito un Tavolo di lavoro sull'attuazione del Piano Nazionale Scienza Aperta che ci auguriamo possa procedere speditamente verso una operatività che per ora è mancata.

In mancanza di iniziative coordinate centralmente, sono state avviate delle attività volontarie (senza cioè che ci sia stata una precisa richiesta dal Ministero dell’università) da parte di un gruppo di istituzioni (università piccole, medie, grandi e mega, ed enti di ricerca) tese a definire un protocollo comune per la rilevazione di dati sulla implementazione dei principi della Scienza aperta.

Le istituzioni che vi hanno partecipato sono state guidate dalla consapevolezza dell’importanza di poter prendere decisioni informate, cioè basate su dati attendibili. L’open science non è più una opzione, e l’Europa stessa, nelle sue rilevazioni, chiede ai paesi membri i dati di contesto per poter a sua volta orientare le proprie politiche.

Il punto di partenza di questo lavoro è stato il VII Convegno di AISA tenutosi a Roma (CNR) ; nell’ottobre del 2022. In quella sede è stata organizzata una tavola rotonda presieduta da chi scrive in cui sono state invitate le istituzioni che avevano iniziato a lavorare sulla scienza aperta e avevano individuato un referente istituzionale o una commissione ad hoc che lavorasse sui principi della Scienza aperta.

A partire dal racconto delle diverse esperienze si è deciso di lavorare insieme ad uno schema di rilevazione dei dati sulla scienza aperta che fosse in primo luogo sostenibile per le istituzioni coinvolte e in secondo luogo estendibile a chiunque desiderasse avviare una attività di monitoraggio.

In primo luogo abbiamo individuato uno spazio di lavoro comune: un Virtual Research Environment (VRE) a cui chiunque può chiedere accesso.

In una prima riunione plenaria si è deciso come procedere:

  • Il monitoraggio doveva riguardare gli 8 pilastri della commissione europea sulla scienza aperta
  • Per ogni pilastro sono stati individuati gli indicatori di riferimento
  • Per ogni indicatore si sono definiti la fonte e le modalità di calcolo

Si è cominciato quindi a discutere all’interno del VRE su un primo set di indicatori individuato sulla base delle richieste provenienti dall’Europa e tenendo conto dei modelli di monitoraggio implementati ad esempio in Francia o nei Paesi Bassi.

Dopo una seconda plenaria è stato prodotto un “set ideale di indicatori” secondo il gruppo di lavoro.

A quel punto si doveva fare una verifica pratica sulla attuabilità di quanto descritto, si dovevano cioè rilevare i dati secondo lo schema definito e li si doveva inserire preferibilmente in uno strumento online.

In poco tempo con l’aiuto dell’ISTI è stato implementato nel VRE lo strumento di raccolta e si è avviata la raccolta di dati. Alcune istituzioni hanno fatto da tester e raccolto i dati. Questa attività pratica è stata molto utile perché ha permesso di raffinare ulteriormente lo schema di monitoraggio, di risolvere alcune criticità e di produrne quindi una nuova versione che fosse implementabile a geometria variabile dalle diverse istituzioni (non tutti gli indicatori sono rilevabili al momento da tutte le istituzioni, ma potrebbero esserlo in futuro).

È stato dunque prodotto un documento di linee guida che accompagnasse il file con gli indicatori e che spiegasse anche con esempi pratici come rilevarli e calcolarli. Anche questa ulteriore attività di formalizzazione è stata molto utile al gruppo di lavoro. Il file finale e le linee guida sono poi rimaste aperte per i commenti per una decina di giorni e poi approvate.

I documenti sono reperibili in Zenodo a questo link

A breve, una volta messo a punto lo strumento di raccolta, cominceremo ad inserire i dati. Lo strumento di raccolta è ovviamente disponibile per tutte le istituzioni che ne faranno richiesta. Stiamo intanto pensando a come poter esporre i dati che verranno raccolti.

La attività descritta è solo un primo passo verso un monitoraggio delle politiche sulla Scienza aperta.

Gli sviluppi a livello internazionale ci dicono che bisogna tenere d’occhio infrastrutture pubbliche che potrebbero supportare la acquisizione automatica dei dati come ad esempio OpenAlex; o OpenCitations e OpenAIRE su cui alcune istituzioni italiane sono già al lavoro.

Paola Galimberti

Paola Galimberti è responsabile della direzione Performance, assicurazione qualità, valutazione e politiche di open science presso l’Università degli Studi di Milano, è editor per la DOAJ, è coordinatrice del focus group italiano su IRIS Institutional repository, collabora con il Competence Center di ICDI su Open Science, è socio fondatore e membro di AISA (Associazione italiana per la scienza aperta), e redattrice di ROARS, partecipa a convegni nazionali e internazionali e svolge una intensa attività di formazione su Open science e gli strumenti per realizzarla, sulla valutazione della ricerca, sulle tematiche del diritto d’autore connesso alle pubblicazioni scientifiche.
 

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